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1° giorno post-digiuno (ovvero solo liquidi)

Stamattina il naso comincia ad agitarsi come quello di un cane da tartufi: Luca sta spremendo le arance in cucina! Yuppieeeeee!
Mi obbligo a bere il succo a cucchiaini, onde evitare traumi: il primo cucchiaino è stato paradisiaco, aveva tipo tre-quattro sapori che si accavallavano. Insomma il bicchiere di spremuta me lo sono goduta.
A "pranzo" bicchiere più sostanzioso di mela+succo d'arancia. Anche quello è venuto super spumoso e devo dire che quella dannatissima frutta biologica è proprio buona.
Dopo un po' inizio a sentire un po' di acido nello stomaco, ma mi sembra il minimo.
Stasera provo a fare un brodo base con cipolla-patata-carota-sedano, senza olio e sale. Già sto sbavando, mi vergogno di me stessa...

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5° giorno di digiuno (ovvero l'ultimo)

Alura, stamattina pesavo 52 chili. E già questo mi ha dato da pensare, perché un altro paio di giorni e sarei finita col peso della nostra amica easy lady- ki, ioo?Awwwh, owh- (chi può capire capirà) e non è bello.
Poi ho visto un raggio di sole dalla finestra e ho proclamato "Usciamooooooo!", e infatti siamo usciti.
Mi sono spaparanzata su un muretto davanti alla spiaggia, occhi alle nuvole e orecchie al mare, con un sole niente male che mi scaldava le gambe. Sublime, anche se dopo giorni nella cripta rischiavo di diventare un mucchietto di cenere.
Tutto bene, direte voi tre amicici? Ecccccerto che no. Perché scopro che i 200 metri da casa al mare, percorsi alla velocità di un novantenne col deambulatore, mi fanno venire il fiatone. Quello da corsa per salvarsi da un'orda di zombie.
E dopo le due rampette di scale fino alla porta di casa, avevo un dolore in mezzo al petto e una tale mancanza di fiato da non riuscire a parlare. Non che di solito scali i grattacieli, ma insomma...
Per cui mi sono detta: cara Arianna, l'altra volta che hai digiunato (per meno giorni) mangiavi schifezze, eri in leggero sovrappeso e fumavi: il tuo corpo ha probabilmente percepito il breve digiuno come un tentativo positivo di salvataggio.
Stavolta mangi prevalentemente vegano da due anni, sei nel peso forma e hai smesso di fumare, non sarà mica che c'erano poche tossine da smaltire e il tuo corpicino ne ha abbastanza?
Po' esse'.
Per cui mi dirigo verso il gioielliere meglio noto come Naturasì, pronta a fare scorta di frutta e verdure e succhi per il periodo di transizione post-digiuno, che ho fissato in tre giorni.
Eh sì, perché non è che dopo 5 giorni a sola acqua puoi pasteggiare a porchetta, no no. Se vuoi vivere, no. Per tre giorni niente proteine, poi si vedrà.
Quindi da domani mattina ufficialmente si interrompe il digiuno!

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4° giorno di digiuno (ovvero grosse tossine)

La cosa principale è che comincio ad annoiarmi, perché un po' di debolezza chiaramente c'è, ma soprattutto ho letto qua e là che bisogna riposarsi il più possibile per non intralciare l'autoguarigione del corpo. Per fortuna che esistono i film, i telefilm, i fumetti e la musica.
Peso all'ora di pranzo: 53 chili tondi.
Non ho potuto pesarmi la mattina perché mi sono svegliata presto, ma ho fatto l'errore di mettermi a leggere su Internet, per cui dopo un'ora avevo gli occhi stanchi e mi sono riaddormentata. 'Na vecchia.
A quanto pare il mal di testa è archiviato veramente, ieri temevo fosse solo una pausa.
A parte i muscoli sempre un po' così (è pure vero che stare molto fermi non li entusiasma) e la solita nausea, oggi ho guadagnato un nuovo livello di colore sulla lingua, che adesso al centro è decisamente tra il grigio e il marroncino (che culo, eh?) e le occhiaie. Adesso con i cerchi viola intorno agli occhi posso guadagnare il patentino ufficiale di zombie.
Ho la tachicardia, o le palpitazioni, a tratti, ma anche questo è annoverato come sintomo. Io dico solo una cosa: ma devo averceli proprio tutti i sintomi di qualunque digiuno mai intrapreso nella storia???

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3° giorno di digiuno (ovvero prime tossine)

Stamattina mi sveglio fresca come una rosa, niente dolori addominali durante la notte.
Peso stamattina: 53.7 chili.
Oggi addirittura sono andata a vedere la mostra Body Worlds e sono sopravvissuta a tre metro, un autobus...e alla mostra.
La lingua, con grande soddisfazione da parte mia, dal bianco è virata al beige, il che dovrebbe testimoniare l'espulsione di tossine, esattamente come la pipì che ha smesso di sembrare acqua di montagna ed è tornata colorata e puzzolente, anche se in maniera diversa dal normale.
Il mal di testa non si è fatto vedere (evvaiiiiiiii), mentre ancora ho il senso di nausea e i muscoli intorpiditi. Somigliano un po' ai sintomi di inizio influenza.
Ah, dimenticavo. Puzzo tantissimo! Mi lavo eh...ma puzzo lo stesso.



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1° e 2° giorno di digiuno (ovvero così così)

Ieri non ho postato ulteriormente perché avevo un mal di testa mortale, sintomo peraltro previsto dalla letteratura sul digiuno. Il problema è che io non ne soffro quasi mai, per cui avercelo per ore è stata dura neh!
Per la cronaca, il peso di inizio di ieri mattina era 56 chili, già non molti perché nei giorni precedenti l'inizio del digiuno vero e proprio bisogna tenersi leggeri, soprattutto frutta e verdura, anche perché il primo giorno di digiuno devi fare la cacchina santa a tutti i costi, ché poi chiaramente non la fai più, dato che non mangi.
Se dei poveri utenti dovessero capitare su questo blog per sbaglio, sottolineo che non sto digiunando per perdere peso, non ho disturbi alimentari (tranne il veganesimo, hahaha!), tengo sotto controllo il peso solo in quanto sintomo del digiuno. Anche perché pare che a un certo punto, sui digiuni prolungati, il peso si stabilizzi.
Stamattina pesavo 55,2 chili, il primo giorno e forse anche il secondo si perde un sacco di acqua, anche perché sto bevendo la S.Anna che è molto povera di sodio...plin plin a palate!!!
Tornando a moi, accuso una debolezza strana simile a un post sbornia, infatti ho il mal di testa e misteriosamente la nausea, anche se entrambi molto attenuati rispetto a ieri, per fortuna. Ora che ci penso la nausea sarà dovuta ai succhi gastrici che ancora si illudono di vedere del cibo, poveretti.
Stanotte ho avuto crampi addominali abbastanza forti, però tutto sommato ho dormito abbastanza.
Ho gli occhi stranamente lucidi, come fossero stati fotoscioppàti...insomma in sintesi sembro strafatta di qualcosa. Di digiuno.
Dovrei sforzarmi di fare qualcosa di blando a livello fisico, ma per ora sono un'ameba. Telefilm a carrettate!

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il digiuno (again)

Per l'orrore e il raccapriccio dei miei tre lettori, diamo il bentornato al digiuno!
Ricordiamo che tentai un paio di anni fa l'esperimento, ma dopo soli 4 giorni dovetti interrompere, causa gioco di ruolo dal vivo: la sopravvivenza tra i boschi abruzzesi a temperature ampiamente sotto lo zero è già difficile di per sé, senza aggiungerci la mancanza di calorie...
Come direbbe Masini, perchéééééééééé lo faaaaaaaaaai?
Come la maggioranza delle cose, la faccio per un misto di semi-motivazioni, per curiosità, per istinto.
E soprattutto nella convinzione che l'esperienza personale di qualcosa sia sempre preziosa in sé, e che si elevi (e ci elevi) sopra le supposizioni e le paure.
Le semi-motivazioni sono:
di natura salutista, intendendo con questo una visione globale del corpo, comprendendoci dentro anche quei brandelli di sinapsi rimasti a sventolare nella scatola cranica.
di natura pre-spirituale, nel senso che se sopravvivo e sopravvivo bene, mi piacerebbe un giorno fare un digiuno ad libitum, cioè finché non "sento" che posso ricominciare a mangiare. Nella speranza di avere nel frattempo capito qualcosa in più della mia natura di essere umano e quindi, in definitiva, del mondo.
di natura etica, perché si fa presto a dire che viviamo nel superfluo, che consumiamo troppo, che un miliardo di persone muore di fame. Se riesco a vivere per pochi giorni non senza il superfluo, ma senza quello che viene considerato essenziale e necessario, il cibo, allora spero di interiorizzare questo sentimento di esemplificazione, di decrescita e in definitiva di liberazione attraverso il mio corpo e quello che proverò.
QUI potete trovare info varie sul digiuno, il sito è legato a un medico che ho anche incontrato, in una clinica di Roma, prima di rendermi conto di essere troppo povera per permettermi un digiuno assistito.













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Greek food I love


  • Tzatziki (salsa yogurt+cetrioli+aglio)
  • Skordalia (salsa patate+aglio)
  • Iemista' (peperoni o melanzane ripieni di riso)
  • Moussaka (sformato di melanzane+tutto quello che hai nel frigo)
  • Birra greca (Amstel-Mythos)
  • Ginger Beer (bevanda frizzante analcolica allo zenzero)
  • Yogurt greco+miele
  • Bastoncini di polpa di cocco
  • Koum Quat (liquore all'arancia)

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Corfu Island highlights


* non puoi gettare la carta igienica nel water
* ogni albergo o ristorante ha almeno un gatto
* i tovaglioli di carta sono larghi la meta' e spessi la meta'
* le strade sanno di vino o di aceto
* I locali "italiani" hanno nomi esilaranti come "ristorante Sbarra" o "pizza Crepa"
* tutti i giorni ti senti dire: "Grecia e Italia! una faccia, una razza"
* tutti gli abitanti maschi si chiamano Spiros
* le femmine non hanno un nome, sono sorelle o madri di un certo Spiros

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tappa 11: Krinia-Agios Spiridon

Quando il gioco si fa duro...il gioco si fa duro (come direbbe Paolo Bitta), per cui dopo una colazione che include le patatine fritte richiamiamo il taxi e ci facciamo riportare indietro, dove avevamo smesso di camminare la sera prima.
A momenti dimentico la guida in camera, me ne ricordo in tempo e tutta gaia salgo sul taxi, ignara di aver dimenticato una cosa ben piu' importante: l'acqua! E mica solo io, pure quell'altra mente eccelsa di Luca!
Il motivo e'che oggi camminiamo senza zaino, dato che dobbiamo tornare a dormire nello stesso posto, e tutti i nostri riferimenti sono andati a farsi benedire.
A tal proposito, lasciatemi dire che dopo due settimane camminare improvvisamente senza dieci chili sulle spalle e'molto, molto strano.
Attraversiamo di corsa un bosco dove le zanzare non aspettavano altro che il nostro sangue, per poi sbucare quasi direttamente sul mare.
Il sentiero segue la linea della costa, camminiamo tra le rocce appuntite delle scogliere, col mare nervoso che si infrange tra gli scogli accanto a noi.
Prima che possiamo rendercene davvero conto, e fortunatamente prima di morire di sete, arriviamo alla chiesetta di Agios Spiridon, ovvero la fine del linea rossa sulla mappa, le parole "you made it"sulla guida, l'ultima polvere sugli scarponi. Siamo arrivati alla fine della Corfu Trail!
Un po' felici e un po'tristi, annusiamo l'odore dell'isola e mangiamo pensosi lo tzatziki.
E lasciamo due mele morsicate come offerta agli dei, in onore di Steve Jobs.

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tappa 10: Sokraki-Acharavi

La partenza da Sokraki e' allietata dalla signora che ci regala un piccolo souvenir dipinto da lei e ci ha spontaneamente preparato i panini, sapendo che andiamo a piedi. Io commossa la abbraccio, anche perche' parla solo greco.
Grazie alla Stronza la mattinata comincia con vari dilemmi sulla strada da seguire in mezzo alle frasche, infine giungiamo al villaggio di Spartilas, dove sostiamo in un bar per prepararci all'impresa che ci aspetta oggi: le pendici del monte Pantokrator, la cima piu'alta dell'isola.
Il barista ci esorta benevolmente a non dimenticare i nostri bastoni: "vi serviranno per i serpenti".
Nonostante questo ci metta le ali ai piedi, e'impossibile arrivare in cima nel tempo previsto da quella Stronza infame sulla guida. Anche perche' attraversiamo posti meravigliosi che meritano piu'di un'occhiata fugace: il sentiero a strapiombo sulla costa, la cappella abbandonata di Taxiarchis con tanto di affreschi, l'altopiano infinito spazzato dal vento.
E poi, una volta aggirato il cocuzzolo della montagna, la stradona panoramica dove all'improvviso ti appaiono davanti le cime brulle della costa albanese, e la valle incantata, con muretti e rovine che disegnano geometrie antiche e cespugli burtoniani dagli artigli neri.
Entriamo nel villaggio semi-abbandonato di Perithia, dove ci lasciamo sedurre dalle case in pietra e dalla celebrata torta di noci, miele e cannella, fatta esclusivamente con prodotti locali.

Insomma, per farla breve siamo in ritardo mostruoso e il sole sta gia'scendendo, la luce ancora piu'velocemente sparisce a causa delle montagne che ormai ci circondano.
Il tempo di leggere le parole "fitta foresta" sulla parte che ancora ci attende, di guardarci negli occhi...TAXIIIIIIIIIIIIIIIII!
Con grande scorno e gli occhi bassi, abbandono la canna di bambu'che finora mi aveva accompagnato tra fossi, corsi d'acqua e cani ostili. Mi sento come Sampei nelle puntate piú tristi.
E una volta giunti in hotel, non riusciamo neanche a sintonizzarci sulla vecchia arcigna e i suoi superzoom.

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tappa 09: Agios Georgios-Sokraki

Abbiamo un fattore C talmente alto che oggi gia' non piove piu'.
La tappa di oggi e' all'insegna dei boschi (ma dai?) ma la cosa incredibile di Corfu e'che i paesaggi sono sempre diversi. Per cui qui a nord i boschi sono come quelli delle nostre montagne minori, si fatica a credere che a pochissimi chilometri ci sia il mare.
Il passaggio piu' bello e' un percorso chiamato il Queens Leap, dopo aver guadato un piccolo fiume  e aver cercato di nascondere un gattino abbandonato nello zaino di Luca.
All'arrivo nel villaggio di Sokraki degustiamo la Ginger Beer, una delizia locale frizzante allo zenzero, probabilmente la cosa piu' dissetante al mondo.
La signora dell' Agallis Residence ci accoglie familiarmente in maniera squisita, con tanto di nonna greca accanto al focolare e cesto con passata di pomodoro e marmellata fatte da loro, nonche' acqua e birra in frigo, antizanzare pronto e brindisi con Koum Quat, il buonissimo liquore dell'isola. Altro che resort di lusso, tze'!

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tappa 08: Paleokastritsa-Agios Georgios North

Devo amaramente confessare che non c'e' stata nessuna serata trash greca, causa bassa stagione l'hanno rimandata al sabato...poi abbiamo fatto una colazione "ginnica" grazie al nugolo di vespe che ci tormentava (non fate mai e poi mai colazione a Paleokastritsa, meglio la fame).
A inizio camminata passiamo davanti al camping di Joanne e vediamo una tenduccia solitaria sotto gli ulivi...quello sara' l'ultimo avvistamento ufficiale dell'inglesina.
Salitona bestiale con vista sul golfo, per arrivare alla fortezza abbandonata di Angelocastro, dove volevo quasi quasi cacciare dallo zaino la spadina di plastica e fare un po' l'idiota, peccato fosse chiusa. Volevamo anche scavalcare il cancello, se e' per questo, ma una tedesca obesa ci teneva d'occhio dal basso.
Percorriamo una strada a zig zag che scende giu' a picco su una scogliera, a meta' tra l'emozione e il terrore, visto che abbiamo dovuto scavalcare dei massi piu'alti di noi, palesemente precipitati dal picco roccioso.
Inizia a scendere una pioggerellina, e con essa il freddo. Entriamo ad Agios Georgios del nord bagnati, con varie morti scampate sulle spalle e un cane idrofobo che ci insegue latrando. Amarum in fundo, l'Hotel e' fuori dal centro e per i pochi ospiti ha preparato un unico piatto: polpette! (da esclamarsi con delusione vegetariana, non con l'entusiasmo di Giuliano di Kiss Me Licia).

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giorno di riposo: Paleokastritsa

La cosa fondamentale e' la scoperta in TV di una telenovela turca con sottotitoli greci con una vecchia cattivissima, sempre vestita di nero, con zoom a velocita' supersonica sulle sue occhiatacce. Da' dipendenza, devo capire come procurarmela in Italia.
Visitiamo un monastero (ma va'?direte voi) ma dovete capire che sono posti incredibili, con viste mozzafiato sul mare, circondati dalle foreste, pieni di fiori, di gatti e di polverose icone sacre. Trascinati da un'improvvisa e indesiderata orda di turisti, ci ritroviamo con due ceri in mano e qualche moneta in meno in tasca. Accendo il cero e lo pianto vicino ai suoi simili in un piatto pieno di sabbia, proclamando che tanto gli dei ortodossi non potranno mai essere benevoli verso di me.
All'uscita del monastero troviamo due tizie che sembrano vestite nel costume tradizionale di Frosinone e si fanno la foto a pagamento con i turisti. La cosa geniale e' che le foto vengono esposte la' fuori e se non compri la tua, rimane davanti agli occhi di tutti questa brutta testimonianza di te che pensi di uscire con l'animo pacificato dal monastero e invece flash! ti fanno la foto a tradimento.
Il tempo, come il meteo prediceva, sta iniziando a cambiare e stamattina ci siamo stoicamente fatti il bagno in spiaggia nonostante le prime nuvole. Non abbiamo potuto visitare le spiaggette selvagge dei dintorni, raggiungibili solo via mare, dato che le barche non uscivano a causa del maltempo.
Mmh...temo che domani ci tocchi il primo giorno di cammino sotto la pioggia.
Ma per ora non pensiamoci, rallegriamoci che ci aspetta la seratona animata da celebrita' locali di musica greca! Mi tocchera' bere parecchio e lanciarmi in un selvaggio sirtaki?
A proposito di bere, grazie Veny di avermi consigliato lo tsipuro senza anice, e' stato come bere la trielina, potevo dare fuoco ai rutti. Sei una vera amica.

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tappa 07: Ermones-Paleokastritsa

Il risveglio nel supermega hotel e' inaspettatamente amaro: manca l'acqua in tutta la struttura!
Ci consoliamo con una colazione pantagruelica da mandare lettere di scusa ai bambini dell'Africa.
Alle 9 in punto l'inglesissimamente puntuale Joanne ci aspetta davanti al cancello, dato che la sera prima ci eravamo incontrati per caso e messi d'accordo per camminare insieme.
Un po' Joanne non chiacchierava con qualcuno da giorni, un po' a me piace ciarlare in inglese, fatto sta che  Luca si teneva prudentemente a distanza per godere ancora del silenzio dei boschi.
Ovviamente a forza di cazzeggiare ci perdiamo dopo 5 minuti e arriviamo per una scorciatoia alternativa al paesello di Giannades, dove ci mettiamo solo un'ora a orientarci e riprendere il percorso segnato; in compenso la piazza del paese ha una notevole vista a 180 gradi sull'isola.
Percorriamo la cosiddetta "Olive Way", in cui per chilomentri passi soltanto attraverso uliveti, con le foglie argentate e la luce che filtra attraverso, creando un'atmosfera irreale. Nel frattempo ho modo di conoscere meglio Joanne, 43 anni portati meravigliosamente, un tipino acqua e sapone alla Jodie Foster con abbastanza senso dell'umorismo da ridere del mio sarcasmo italiano.
Avvistiamo anche due camminatori davanti a noi, giusto il tempo di vederli sbagliare strada... Addio, sconosciuti compagni di viaggio.
Dopo un tempo infinito in cui cielo e terra erano tappezzati di sole radici e rami nodisi di ulivo, sbuchiamo sulla spaiggia di Liapades, dove la Stronza (per Joanne ribattezzata "the Bitch") ci fa percorrere un folle passaggio a bordo piscina di un albergo (si', certo, prova a farlo in agosto, brutta stronza) per poi salire su un paio di metri di roccia...come? con una scala appoggiata alla roccia, naturalmente. Divertente, non fosse per gli zaini di 10 chili sulle spalle.
Lasciamo Joanne ad un camping, dato che coraggiosamente porta il peso di sacco e tenda nello zaino, e finalmente scendiamo gli ultimi tre chilometri di asfalto fino a Paleokastritsa.

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tappa 06: Pelekas-Ermones

Dopo una piacevole colazione a bordo piscina, sappiamo gia' che oggi ci attendono pochi chilometri.
Scendiamo ad una delle spiagge piu' belle di Corfu, Myrtiotissa, che e' dotata di vari gadget: scogli decorativi, scogliere a picco con flora rigogliosa, mare cristallino e sabbia fina e chiara.

Ma soprattutto, e' la spiaggia ufficiosa dei nudisti di Corfu.
C'e' bisogno che ve lo dica? Dopo due minuti eravamo letteralmente "palle all'aria" (Luca piu' letteralmente di me), perfettamente mimetizzati tra frikkettoni, famigliole e coppie gay.
Fare il bagno completamente nudi in un posto cosi' incantevole...beh, indescrivibile. E sapete una cosa? Senza i vestiti, anche tutte le pippe mentali sull'estetica e il corpo cadono giu'. E un culo e' un culo, punto e basta, bello o brutto che sia, degno di splendere fiero al sole quanto qualunque altra cosa.
A parte cio', ho ricevuto un altro grande insegnamento: i piselli galleggiano.
A un certo punto Luca riconosce la camminatrice inglese Johanna, sulla spiaggia adiacente alla nostra. Come potevo resistere a zompettare via mare tutta ignuda per salutare una conosciuta il giorno prima? Beh, ci siamo fatte grasse risate!
Una volta dismesso il costume adamitico per quello da viaggiatori, visitiamo un candido monastero arroccato sul mare, traboccante di icone sacre e fiori sgargianti, per poi goderci una bella salitona su per la montagna col sole di mezzogiorno. Quasi come un miracolo, ci sorprende una pioggia inspiegabile di una nuvola solitaria, mentre il sole continuava a splendere.
Tappa breve, quindi arriviamo meno distrutti del solito a Ermones dove ci attende, signore e signori, la Junior Suite del Roccabella Hotel. Solo la reception e' grande come un albergo normale.
Le suites sono arroccate sul fianco della scogliera, ovviamente con vista mare.

A parte la stanza con divanoni vari, la cosa sconvolgente e' il bagno: Luca mi chiama esterrefatto per mostrarmi la carta igienica con il primo strappo piegato intenzionalmente, per facilitare la presa. Eh gia', e' nel momento del "bisogno" che apprezzi le comodita'...
Poi ovviamente, non ce lo metti il telefono nel bagno? O la filodiffusione del sonoro della TV in camera, cosi' che se ti scappa la pupu' non ti perdi le battute di Biutiful?
Morale della favola, mi faccio la doccia con  sottofondo di musica neomelodica greca, mi abbronzo a bordo piscina e mi godo il secondo tramonto sul mare di questo viaggio.




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tappa 05: Benitses-Pelekas

Allora, prima di tutto vorrei ricordare un paio di cose fondamentali riguardo a Benitses: non fate il bagno. Lo so che l'acqua e' cristallina etc..ma ci sono dei piccoli pesci bianchi che tentano di mangiarvi, letteralmente. I morsi sono piccoli, ma i dannati pescetti sono tenaci.
La seconda cosa: andaten pure a mangiare alla Taverna di ZOrbas, ottimo cibo greco a prezzi modici, ma preparatevi a sentire il proprietario dire "Grazie mille!Mille grazie!" ogni dieci secondi circa.
Detto cio', siamo pronti a partire da Benitses e tornare sulla Corfu Trail e il simpatico concierge meccanico Georgi decide di darci un passaggio sulla sua automobilina immatricolata nel 1931, facendoci perdere un'ora di cammino per un tour non richiesto di tutti i 230 villaggi dei dintorni.
La tappa si rivela impegnativa, con parecchie salite e discese che mettono alla prova le mie articolazioni da bicentenaria. Luca mi zompetta felice accanto, dopato dalla Tachipirina 1000 grazie a un raffreddore palesemente simulato.
Passiamo in un posto magico, un bosco con strane formazioni calcaree che sembrano, o forse sono, resti di antiche costruzioni fortificate, uno di quei posti che evoca riti pagani e fiaccole e grida.
Lungo la strada non mancano incontri costruttivi, come la signora che coglie le olive in comodi sacchi da una tonnellata e il contadino con asino carico di legna al seguito che ci rallegra con le sue maledizioni greche incomprensibili. Non ci facciamo mancare neanche l'allucinazione di uno svedese vestito da calciatore che corre su e giu' nel bosco per allenarsi.
Un tranquillo monastero e qualche villaggio pittoreso dopo, accade l'impensabile: incontriamo un'altra camminatrice, tale Johanna dal distretto dei laghi, inglesissima. Tostissima, parte da sola dopo la tipica sola data da un amico e per ora sopravvive alle zanzare e alle vesiche.
Quando alla fine arriviamo a Pelekas, abbastanza provati, pare che nessuno sappia dove si trovi il nostro albergo, tranna che e' sicuramente fuori dal villaggio. Scatta il panico, finche' per fortuna il gestore non ci viene a prendere, spiegandoci che sanno benissimo dove stia il suo albergo, semplicemente tentano di farti dormire nel loro, di albergo. Di nuovo quest'aggressivita' di fine stagione turistica...
Per fortuna Villa Myrto e' un posto carino e campagnolo, con tanto di piscina surreale in mezzo alle colline e asino, geco e tanti gatti.





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tappa 04: Paramonas-Benitses

...ovvero come rendere tutto piu' difficile prenotando l'albergo a Benitses, fuori dal percorso segnato.
Iniziamo la tappa alla grande, con circa 400 metri di pendenza del 99,9% che inaspettatamente abbiamo retto con dignita'. Ma non sapevamo che era solo l'inizio.
Colei che da qui in poi verra' indicata come la Stronza, ovvero quella che ha redatto la guida, deve aver deciso di sbronzarsi proprio mentre scriveva questa tappa, in cui mancano spesso anche i segni gialli che segnano il percorso, per cui alla fine dopo un paio di villaggetti pittoreschi ci perdiamo miseramente, tanto da tirare fuori la bussola! che avevamo comprato da Decathlon sogghignando sarcastici.
Sotto il sole a picco, senza sapere come, giungiamo a Strongili, dove veniamo miracolati, dopo tante disavventure. Nonostante sia domenica, il signor Spiros ha tenuto il bar aperto e, impietosito nel vederci arrivare dalla direzione sbagliata, ci indica proprio di fronte al suo bar il segnale per la Corfu Trail.
Con la panza piena dell'ottima mussaka preparata dalla moglie di Spiros, sconvolti da suo figlio/nipote bimbominkia che inspiegabilmente parla come Biscardi (DANK IU) riprendiamo il cammino.
Una delle nostre soste viene allietata da una pecora nera e un gallo bianco che duettavano da un capo all'altro del bosco senza vedersi, mentre l'altra sosta a Komianata degenera in tragedia.
Dato che dobbiamo deviare dal percorso segnato per raggiungere l'albergo, chiedo informazioni e becco tale Costas, che in apparenza e' una botta di fortuna incredibile, dato che si presenta come uno dei responsabili del mantenimento della Corfu Trail.
Per questa cosa si pavoneggia per circa mezz'ora, poi ci indica come "tagliare" per Benitses, seguendo un sentiero invece che la strada principale.
In pochi minuti scopriamo che il suddetto sentiero e' stretto 30 centimetri e ripidissimo scende sulla costa in mezzo agli ulivi. Impieghiamo il doppio del tempo rispetto alla strada lunga per quanto e' accidentato e mal segnalato, con un tizio in motorino che ogni volta che sbuchiamo sulla strada principale ci corregge la direzione, considerandoci chiaramente degli idioti.
In tutto cio', io ovviamente mantengo calma, dignita' e classe imprecando equamente  contro la Stronza che ha scritto la guida e lo stronzo che ci ha indicato il sentiero, scacciando le zanzare con una spada di plastica trovata per terra e spillando sangue dal polpaccio grazie ai rovi che cercano di trascinarmi negli inferi.
E quando ormai Benitses sembra una meta irraggiungibile, il bosco si apre e come per magia ci ritroviamo davanti al cancello del nostro albergo.
Oggi, mentre scrivo, e' stato il primo giorno di pausa in cui non abbiamo camminato e dopo pizza, spiaggia e sonno tutto cio' sembra cosi' estraneo, cosi'lontano...e invece, tra 12 ore...



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tappa 03: Agios Georgios-Paramonas

Vorrei ripartire dalla sera ad Agios Georgios, dove il concierge dell'hotel, bono come il pane, mi offre da bere (no, grazie!!! alla Frau Blucher al rovescio)
Risveglio proteico con colazione in camera e poi via! verso il deserto, ovvero una lingua di sabbia che divide il mare dal lago Korission, punteggiata da cespugli di ginepro e poco altro.
Ci perdiamo felicemente nel bosco che costeggia il lago, passiamo a 4 zampe un ponte di tronchi marci, (dove Luca dimostra le sue doti di supereroe trascinando entrambi gli zaini). Ecco, li' cavremmo apprezzato un po' di umana empatia dall'abitante della casetta sul fiume, che invece ci osserva indifferente sversando una bottiglia da un litro e mezzo di piscio nel fiume (William, ti ho pensato in quel momento!).
Una sosta refrigerante in un bar sulla spiaggia ci conforta delle nostre disavventure, grazie anche al cagnone bianco uscito direttamente da Belle e Sebastien e ai Simply Red in sottofondo.
Superiamo un fantastico passaggio su una scogliera a picco sul mare, dove l'asfalto e' franato e devi camminare nella parte di strada rimasta, una casa sull'albero nel mezzo del bosco come nelle fiabe (tranne che per i rudi  abitanti operai) e un paio di teteski che intelligentemente ci chiedono se vestiti cosi' non abbiamo caldo (commento di Luca: e voi non avete voglia di andarvene a fanculo???).
Infine veniamo ripagati di tutto quando Paramonas ci accoglie col suo lungo, mistico tramonto sul mare.

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tappa 02: Vitalades-Agios Georgios (Sud)

Eh si', perche' in un'isola di poco piu' di 100 km ci sono due posti con lo stesso nome, alle due estremita' nord-sud.
Salutiamo e paghiamo la presunta nonna della ragazzina scalza, che si e' premurata di identificarsi addirittura in italiano come "la mamma di Spyros" (chi ca..o e' Spyros? Mah!), ci addentriamo per la seconda volta nel verde selvaggio dell'isola, superando un cacciatore baffuto che ci aspettava seduto a un bivio col fucile sulle ginocchia, terrorizzandomi, che pensava fossimo tedeschi (forse in quanto non-tedeschi ci ha risparmiato?).
Saliamo, saliamo e a un certo punto ci si apre la vista dall'alto della costa occidentale. Come dice la guida, da togliere il fiato!
Un mare smeraldo, che si stende oltre i limiti del campo visivo, infinito, incorniciato da scogliere e boschi e ulivi. In molti punti questo mare e questa terra non soffrono un solo segno della presenza umana, non una nave all'orizzonte, non un palo della luce tra le fronde, e io mi sento stordita al pensiero di poter godere della stessa vista di centinaia di anni fa. Mi sento pagana.
Ma la strada scende e ci riporta verso la spiaggia e la moderna civilta', che ci fissa dai lettini sotto gli ombrelloni come se fossimo appena atterrati con un'astronave. In effetti siamo parecchio buffi, camminiamo scalzi sul bagnasciuga, con chili di zaino sulle spalle e l'aria di essere scesi dal paradiso.
Il vero paradosso e' venire fissati dai nudisti. Cosa ti fissi, con quel ciondolino all'aria, eh?
Siamo la principale attrazione turistica per centinaia di metri di spiaggia, finche' per fortuna l'attenzione generale viene attirata da un gatto che vuole palesemente imparare a nuotare, ma riesce solo a fissare terrorizzato le onde. Sigh, ancora soffro per aver mancato la foto.
Grazie alla camminata sulla sabbia bagnata, arriviamo al Golden Sands con le caviglie da fare invidia a Carla Fracci. Domani l'hotel chiude, siamo gli ultimi (e gli unici) clienti della stagione.
Preview di domani: Agios Georgios-Paramonas, 16 km.

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tappa 01: Kavos-Vitalades

Usciamo dalla cena a Kavos un po' storditi per aver dovuto schivare i PR delle taverne che, pur di convincerti a mangiare da loro, erano pronti a sedarti e trascinarti dentro.
Eh, gli effetti collaterali di essere piu' o meno i due soli turisti. O almeno i due soli sobri.
La serata a Kavos diventa surreale quando, a un orario prestabilito, tutti i locali sparano musica tecno a volumi inenarrabili VERSO LA STRADA, peccato che stiano distanti circa 5 cm l'uno dall'altro.
 Pero' finalmente abbiamo capito che uomini e donne in realta' non si incontrano mai, dato che i primi stanno tutti in un locale a ubriacarsi, le seconde stanno tutte in un altro locale-vetrina in cui c'e' un palo per la lap-dance che usano con disinvoltura etilica.
Insomma la mattina partiamo da Kavos lasciando con dispiacere Dimitri e il suo favoloso resort, con la sua benedizione "You are mad...but in a good way".
Attraversiamo spiagge deserte circondate da natura selvaggia, tra ulivi e antichi monasteri diroccati.
Facciamo incontri surreali: il venditore di vino che gira con camioncino, botti e imbuti (o forse vendeva proprio 'MBBUTI???),  un tizio che ci ferma apposta per chiederci se vogliamo fotografarlo (no, grazie), al tizio che ci grida con la massima convinzione "Inglish! Inglish!" (no, I'm sorry), la signora del bar in riva al fiume che mi fa direttamente alzare il coperchio delle pentole per scegliere la pappa (si', grazie! con riflessione: a che cazzo servono i menu' quando puoi scoperchiare e annusare?)
E come dimenticare il pastore che approfittando del mio intenerimento per gli agnellini, intona una vecchia canzone italiana?
Insomma, attraversiamo Spartera e Lefkimmi e un altro paio di villaggetti sperduti, giusto il tempo di ammirare due caproni che si scornano in un cortile, incitati dalla vecchietta proprietaria a fotografarli.
Infine arriviamo a Vitalades, io con una spalla praticamente lussata e Luca con una congestione in corso, ma ce l'abbiamo fatta e 23 km come prima tappa sono un massacro, ve lo assicuro.
Non ci resta che un'ascesa quasi mistica alla nostra stanza, seguendo una ragazzina scalza e un cagnolino irrequieto in cima a una collinetta che si affaccia sul mare.

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PRE-CAMMINATA: Kerkira e Kavos

Prima di tutto, sappiate che sto postando da un laptop gratuito su wireless gratuita in una "taverna" a Kavos dove abbiamo cenato. Perche' qua a Kavos c'e' una sola parola che regna: GIOVANE!
Per fortuna, essendo nata anziana dentro, sono fuori stagione e i 10.500 "giovini" che stanno su questa spiaggia tutta l'estate, a ubriacarsi e accoppiarsi randomicamente, non ci sono. Sono rimasti solo una decina di scampoli di fine stagione dei due sessi che si scrutano sospettosi.
Il posto dove dormiamo e' uno spettacolo, lo vedete qui sopra :-)
Piscina, camera superior e accesso diretto in spiaggia gratuito a 28 euri a notte. Consigliatissimo e il proprietario Dimitri e' un mito.
Ieri sera abbiamo avuto un'anteprima serale di Corfu Town, detta anche Kerkira, ma spero di approfondire al ritorno dalla Corfu Trail.
Per ora, dato che gli unici passi li abbiamo fatti in direzione della spiaggia, della mussaka o del letto, siamo felici, con la panza piena e i cervelli che si rassicurano a vicenda: " Vedi che e' una vera vacanza? Tutta quella brutta storia dei 220 chilometri, non e' vero niente! ZZZZzzzz............."

P.S. momento epico della giornata: avendo dato tutti i netbooks disponibili agli altri clienti della taverna, il cameriere mi porta un portatile vero e proprio commentando "you get the big one" e la principessa dentro di me risponde|"I love get the big ones..."

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progetto suicida n°2: CORFU'

Non prometto nulla, dato che non sono brava a mantenere, ma tenterò di tenere traccia di me nei prossimi 14 giorni su questo blog. So follow me.

Progetto suicida n°2: "Corfù Trail" ovvero attraversare a piedi l'isola di Corfù da Sud a Nord.
Volo di andata Roma-Atene- Corfù: 27 Settembre 2011.
Volo di ritorno Corfù-Atene-Roma: 14 Ottobre 2011.
Lunghezza nominale: 220 km.
Allenamento effettuato da Aprile a Settembre 2011: stare seduta 10 ore al giorno davanti al Mac, sgranocchiando cioccolata fondente o, in caso di training intenso, cocco disidratato a scaglie (è molto più lungo da masticare, migliaia di calorie bruciate).
L'aspetto interessante è che l'idea stavolta è totalmente mia. Dopo tanti anni ancora riesco a stupirmi della mia imbecillità.
Comunque potete avere un'idea della Corfù Trail (in inglese) qui
Grazie alla Gnettoma Family che mi tiene le 4 zoccolette gerbille!
Grazie a Booking.com che (spero) mi ha trovato d a dormire in 14 posti diversi senza impazzire totalmente!
Grazie a Luca che mi supporterà e sopporterà e quando dopo sole 48 ore sarò un piagnucolante zoppicante carciofo con della fuffa ispida in testa (e non solo lì), con quella suadente menzogna negli occhi che solo i veri innamorati hanno, penserà intensamente alle bocce di Pamela Anderson e mi amerà lo stesso.
Grazie a tutti voi che mi avete detto "ma dài, certo che sopravviverai!" con quella suadente menzogna negli occhi che solo i veri amici hanno!
"Dlin dlon! C'è Arianna? Cosa? Mio Dio, non lo sapevo...l'aveva detto ma io non le ho creduto! Una perdita incolmabile.
E la Cremeria???"

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recordando el camino

Progetto suicida n°1: Cammino per Santiago di Compostela. Lunghezza nominale: circa 800 km. Periodo: Maggio 2010.
Esito: dopo un inizio promettente di tre giorni di febbre, pioggia a dirotto e articolazioni delle ginocchia completamente bloccate, purtroppo è fallito miseramente e siamo arrivati a Santiago.
Non ho ancora finito di uploadare tutte le foto, ma il link è questo
http://www.flickr.com/photos/unoradaria/sets/72157624585820466/with/5718410902/

Un giorno vorrei farlo di nuovo, forse da sola.

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E ricomincio a scrivere (on the 3)


Perché alcune cose vanno raccontate, anche solo al vento.
E almeno qua nessuno avrà da dire che la tiro troppo per le lunghe, perché è il mio  blog e chi non è in grado ascoltare-leggere-guardare-percepire qui ha torto, e io ho ragione (pappappero e specchio riflesso).
Oggi sul 3 faccio quello che mi viene meglio, la pacificatrice.
La spiegazione che mi sono data è che, alla fine, le persone che stanno litigando finiscono per trovare un punto d'incontro fortissimo, qualcosa di incontenibile che li accomuna. Odiare me.
Per favorire l'inevitabile transfert di odio verso di me, cerco di convincere un ragazzo nero di misteriosa nazionalità che quando la sua ragazza indiana incinta di 7 mesi si fa venire una crisi isterica sul bus, deve rassegnarsi a confortarla e non discutere, altrimenti l'autista, pressato dai passeggeri, ferma il bus e chiama un'ambulanza senza alcun valido motivo.
Cerco di convincere la suddetta ragazza indiana, dall'illimitata riserva di lacrime e singulti vagamente in stile Bollywood, che quando il suo ragazzo la fa incazzare dovrebbe evitare di gridare e piangere come se stesse abortendo da un momento all'altro, altrimenti l'autista, pressato dai passeggeri, ferma il bus e chiama un'ambulanza senza alcun valido motivo.

Ogni volta che entro senza preavviso nell'esistenza di una persona, è come se entrassi in una pellicola, una serie di fotogrammi, una galleria di quadri, un patchwork di stoffe diverse .
Il viso magro e imbarazzato del ragazzo, consapevole che il solo colore della pelle lo rende potenzialmente colpevole di qualcosa agli occhi di alcuni passeggeri.
La pancia incredibilmente piccola della ragazza, il mio stupore al pensiero che contenga un essere umano quasi completo.
I capelli neri e crespi dell'uno, neri e morbidi dell'altra che accarezzo con esitazione, pensando alla incongrua iconografia di una madonna.
Seguo con la mente la loro corsa fino al treno per Udine, con il visto per l'India che rimbalza nella tasca di lui. Una famiglia indiana tradizionalista, che neanche sa dell'esistenza di questo bambino e di questo giovane padre dagli occhi spaventati. Una ragazza disperata, che per prima coglie il suo ruolo stereotipato e lo interpreta con veemenza, sfidando suo padre e sua madre ad accoglierla, o cacciarla.
Io porto in grembo il tuo bambino e ti porto nel mio Paese, dalla mia famiglia, anche se per questo verrò ripudiata. Forse non mi meriti.
Io non sono fuggito. Per te e il nostro bambino sono qui, e ti seguirò dove vorrai, anche in India. Forse non mi meriti.
E una rompiballe italiana (ma chi cazzo è?) che continua a ripetere che andrà tutto bene, anche se per qualche misterioso motivo la più spaventata sembra proprio lei.